Se non fosse che nel calcio, nei 90′ e passa di battaglia sul terreno di gioco, il concetto di amicizia lasci spesso e volentieri il tempo che trova, si direbbe che il Melani, per i colori dell’Olbia, sia un campo amico. Questo, almeno, è quanto emerge dalla teoria di precedenti che arancioni e bianchi hanno nei decenni approssimandosi a disputare, domenica 6 ottobre, la prima da doppia cifra.
Insomma, il confronto tra le due squadre invecchia e si arricchisce di ricordi e pagine sugli almanacchi, le ultime tre delle quali glorificano altrettante scintillanti imprese olbiesi. La prima, datata 22 aprile 2017 e firmata Ogunseye, segnò l’annuncio della riscossa e l’inizio della rincorsa a una salvezza agguantata con orgoglio e carattere. La seconda, decisa dalle prime gioie personali in carriera di Pennington e Silenzi che ribaltarono l’iniziale vantaggio dei locali, risale alla stagione 2017/18. Quella più fresca, invece, ricorda un’Olbia letale nell’infliggere all’avversario un 3-1 di qualità, sostanza e carattere firmato dal tridente Peralta-Ceter-Ragatzu.
Tre splendide vittorie che sono andate a sommarsi a un passato non meno avaro di ottime prestazioni e risultati da parte di un’Olbia sempre tenace e guardinga in terra pistoiese. Andando a scorrere le pagine, infatti, si nota che, nelle prime sei sfide della serie, l’Olbia conquistò la bellezza di 5 pareggi e 1 sola sconfitta, arrivata nella stagione 1976/77 quando l’iniziale vantaggio di Bagatti venne rovesciato tra la fine del primo tempo e la metà della ripresa.
Il decimo capitolo di Pistoiese-Olbia è ora tutto da vivere e da scrivere. Da una parte ci sarà una squadra assetata di vendetta per gli scalpi subiti nell’ultimo triennio, dall’altra una squadra vogliosa di seminare e raccogliere dopo il fastidioso periodo di arsura interrottosi con il pareggio con il Como. Siano quelle che siano le premesse, quel che è certo è che ci sarà da lottare strenuamente. Come, se non di più, delle ultime volte. Con il coltello tra i denti, la faretra piena di dardi e quello spirito garibaldino che i bianchi sanno di avere nel DNA.