Lo aspettavano tutti, è arrivato nell’ultima partita dell’anno solare. Il gol di Emerson con il marchio di fabbrica balistica che ne ha segnato la carriera, ha consentito all’Olbia di affondare il Lecco e conquistare la terza vittoria stagionale.
“Un gol che mi rende felice per la squadra, più che per me” precisa subito il centrale brasiliano che quest’oggi ha disputato la solita grande prova di solidità difensiva. “Siamo riusciti a sfruttare uno schema da palla inattiva che avevamo provato anche in passato: Daniele è stato bravo a darmi la palla, il Lecco è cascato nella trappola tenendo alti due uomini e quando ho avuto lo spazio ho calciato bene sul primo palo“. Sulla partita, Emerson commenta così: “Ci aspettavamo una gara di questo tipo contro un avversario costruito per provare a vincere il girone e che non può nascondersi. Il Lecco gioca un bel calcio, ma oggi aveva davanti un’Olbia più forte“.
Tre punti pesanti per un’Olbia che non perde da sei partite: “Tutte le squadre possono avere dei bassi nel corso della stagione, noi li abbiamo avuti all’inizio. Serviva tempo perché il gruppo si amalgamasse e tutti comprendessero in che modo calarsi a livello agonistico in una categoria difficile come questa. I più giovani hanno capito che il loro futuro passa dal presente e che questa è un’occasione da non perdere. Se all’inizio del campionato facevamo fatta, adesso stiamo dimostrando il nostro valore”. Sui momenti difficili: “La Società ci ha fatto capire che questa è una famiglia e che tutti dobbiamo dare il nostro contributo. Vedo un progetto, vedo programmazione, vedo un presidente appassionato e presente: tutte cose che nel calcio di oggi rappresentano un’eccezione“.
Ora qualche giorno di riposo per festeggiare le festività: “A quarant’anni sto attraversando un sogno calcistico perché posso giocare nella mia Sardegna, a due passi da casa. Ora stacchiamo per riposarci, ma da gennaio inizierà un nuovo campionato e bisogna stare sul pezzo. È quasi un peccato fermarsi adesso, però sono sicuro che ripartiremo con la stessa voglia e determinazione“.
Sul soprannome “Puma”, Emerson rivela un retroscena: “Fu un compagno di squadra al Livorno dopo un gol realizzato che gli ricordava il Puma Emerson che giocava nella Roma e nella Juventus. Mi piace tantissimo anche perché – scherza – permette a tutti di evitare equivoci sul mio nome (Emerson) e sul mio cognome (Ramos Borges). Ormai anche i miei figli mi chiamano così“.